Compromesso storico

Mi travesto tipo diabolik e sguscio fuori casa in un misto paranoia digos-curiosi. Entro nella macchina e mi dirigo esattamente dove voglio andare, parcheggio e le urla della casa mi riempiono il cuore “ma come cazzo hai parcheggiato?”. Ci siamo. Musica.

Entro in casa e c’è tensione perché è andata persa la maglia portafortuna rappresentante Luca Toni che sorride. La moglie ( la chiameremo così) una casalinga veneta che sospetto soffra di OCD sta ribaltando una casa a due piani, l’uomo alfa bestemmia e poco dopo si calma facendoci sapere che ha travasato 4 bottiglie di prosecco da 10 litri. 

La partita può iniziare. 

Ci sediamo in tavola, tv sintonizzata, Luca Toni non salta fuori e inizia il calvario di “dove cazzo sono i nostri figli”. Durante le partite della nazionale i padri vogliono vicini i figli più per scaramanzia che per reale interesse, perché nel 2006 erano seduti vicini al figlio grande e quello piccolo, da quel giorno sono diventati degli amuleti. “MOGLIE CHIAMALI”.

Il patriarca non si schioda dalla sedia, impossibilitato a fare niente causa inno d’italia, io vengo rapita di nuovo da quella che potrebbe sembrare gentilezza della moglie ma che io sospetto sia, lo ripeto, ocd. 

Ci sediamo e il livello testosteronico mi travolge così tanto che, giuro, mi cresce la barba, si abbassa il tono della voce, piscio fuori dalla tavoletta. 

Il figlio più piccolo si mette a petto nudo e beve il suo analcolico. Il figlio più piccolo è molto attento alla dieta perché è di estrema destra. Loro sono così, salutisti. Vabbè. L’agitazione prepartita ci coglie tutti come una pugnalata, la moglie che corre in preda al ocd, il maschio alfa che carica le sue doti da allenatore mancato e io che non ho il coraggio di prendere le birre perché dovrei passare davanti a tutti ed è un attimo che mi ammazzano tipo Alabama negli anni 60. 

Inizia il primo tempo, non succede niente, si stempera la tensione, ci scambiamo qualche battuta ma tanto per fare, nessuno si ascolta veramente. Approfitto della concentrazione per guardare da vicino il figlio piccolo e scoprire se la fisiognomica aveva ragione e io posso capire dalla forma del suo cranio la sua vicinanza al nazionalsocialismo. Non credo. Concitazione. Fine primo temo.

Pausa.

La tavola viene imbandita di nuovo, urla, testosterone, ocd, battute razziste a cui rido anch’io perché ragazzi vi giuro facevano ridere. Pathos. L’uomo di casa ne approfitta per giocare con il cellulare a farm. I femminicidi verranno sconfitti grazie all’uso smodato del cellulare da parte dei boomers. Inizia.

Il secondo tempo è cattiveria allo stato puro, dall’esito della partita dipendono la vita di tante persone. Volano bestemmie. A forza di fissare il figlio di estrema destra elemosinandone attenzioni iniziamo a parlare del più e del meno e quel più e meno si trasforma in agricoltura e caccia, argomenti di cui so poco ma che tutto sommato mi rendono gradevole all’ascoltatore. Mi immagino come il ponte fra il suo mondo e il mio mondo, sono un Aldo Moro dei fro3i, in un mondo immaginario in cui le BR in realtà sono le femministe influencer. Il tavolo quasi si spacca, gol mancato. Improperi sull’incapacità della gente di oggi nel fare il loro lavoro, piccolo intermezzo di gossip sul vicino di casa marocchino. Tutti brava gente comunque. Il figlio di estrema destra non sembra convinto. Due minuti di urla sul tema legalizzazione, prostitute, eutanasia. 

Supplementari.

La moglie affetta da ocd non sa più cosa aggiungere o cosa togliere in tavola, io sto esplodendo di cibo ma non mollo. Non mollo perché il testosterone mi è entrato in testa e adesso mi sento in competizione con il figlio di estrema destra che pesa almeno 70kg. Durante la pausa l’uomo di casa pettina il gatto e io mi chiedo se i compagni antispecisti sappiano di questa sottocultura veneta in cui i gatti diventano i sostituti dei figli e su di loro i padri ripongono le loro ultime speranze. Mentre me lo chiedo il padre apre una bottiglia di grappa. ok.

Per ridere urliamo che qualcuno gli sta rubando le ciliegie, scherzo demmerda a momenti ci scappa il morto. 

Inizia. 

Il tutto è un susseguirsi di urla, frasi che non posso ripetere, frasi che non posso ripetere perché mi facevano ridere. Ad un certo punto il figlio di estrema destra si dimentica che gli sono vicina e mi sorride. Compromesso storico. Provo a scambiarci altre due parole ma non è che abbiamo tanto da dirci e gli sto rovinando la partita. 

Volano sedie. Gol. 

La moglie affetta da ocd svuota la dispensa per essere sicura che nel tavolo ci siano tutti gli alcolici di nostro gradimento. Il figlio di estrema destra urla a petto nudo e si abbraccia con suo padre, immagine poco macho-benito vorrei dirgli ma non mi permetto. Si ingroppano tutti dalla felicità, il movimento gay riparta dal calcio. Mi dirigo verso il bagno e trovo l’altro figlio che non si interessa più tanto né del calcio né della figa e forse, ma dico proprio forse, mi sembra il più sereno di tutti. 

Torno in salotto. 

Partita finita. Pacche sulle spalle, calci in culo, ce ne andiamo velocemente obbligati a guardare tutte le prossime partite assieme perché portiamo fortuna. Dopo un anno non ho ancora smaltito il testosterone inalato. Il figlio nazista mi da consigli di giardinaggio. Sono proprio l’Aldo moro dei fro3i.

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