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Misticismo rock

Sto vivendo la fase spirituale, un cliché della donna che sta divorziando.

In realtà non sembra un momento di follia,
[come quando guardavo Paolo Fox e aspettavo passivamente che qualcosa succedesse. O come quando mi iscrivevo a cose pseudo spirituali, o a come quando ero così superstiziosa che facevo solo una cosa o solo l’altra, dipendeva da come mi sentivo quando tutto era andato bene. E non camminavo mai dritta per piazza maggiore, e non potevo fare una strada diversa se avevo un esame.] -Insomma, esempi pratici di tutte le mie fasi pre e post follia.-

Questa fase spirituale è più una pace dei sensi che accompagna la consapevolezza che i miei fallimenti non sono fallimenti ma insegnamenti.
[Tipo quella volta che ho provato a saltare il fossato e ci sono caduta dentro, ecco quello è stato un bell’insegnamento. O quella volta che ho provato a fare più cose alla volta, sfoggiando un multitasking che non ho mai avuto e ho bruciato la cena, o quella volta che ho fatto finta di stare benissimo e invece mi chiudevo a piangere in bagno, perché le mogli devono fare così e tu sei a casa tutto il tempo a non fare un cazzo.]

Ecco, dicevo i miei fallimenti sono insegnamenti.

E non so se il miracolo sia avvenuto grazie a questi, quasi, due anni di psicologa, incontrata a caso in un consultorio perché io non ho i soldi, – ma credo di essere tutta rotta, per cortesia mi aiuti-
Giuro, mi ero presentata più o meno così, e un giorno le dissi: “io sono una giovane appestata, nessuno mi verrà vicino. Nessuno vuole essere contagiato dal mio fallimento”.

Una diva degli anni ’30, un’ipocondriaca del dramma.

Ma dicevo,

dopo quasi due anni, sento che questa pace interiore sta arrivando, e non come un cielo senza nuvole, è una sensazione di leggerezza, non come te la descrivono, non con un sorriso ebete, stampato in faccia, segno distintivo di alcuni miei fratelli yogici.

Penso più che altro ad un bisogno di stare calma, di avere una risposta normale agli stimoli esterni, la consapevolezza che non mi è successo niente di irreparabile.

Ero piccola, guardavo troppa Disney, ho disegnato una storia d’amore che è andata male e pazienza.

Sento che forse è questo il significato di diventare grandi, accettare che la tua vita è unica solo per te stessa, e basta, che siamo solo un insieme di esperienze, che dovrebbero insegnarci qualcosa, e io penso di averla imparata.

Per esempio:

•non farò guardare ai miei figli Ceneretola

•dirò ai miei figli che se salti il fossato c’è una possibilità che ci cadi dentro (e questa sarà anche una metafora per qualche insegnamento, tipo: se provi la droga può essere che ci anneghi dentro).

Esiste veramente questo momento di pace interiore, o è solo una fase?

Ho forse respirato della droga?

Esiste ancora qualcuno che dice “ho respirato della droga”?

Dove sono?

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